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ALDA MERINI
Una storia diversa

 

messa in scena ed adattamento di Ivana Ferri
con Lucilla Giagnoni

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

luci e scene Lucio Diana
montaggio video Gianni De Matteis
coordinamento tecnico Massimiliano Bressan
organizzazione Roberta Savian
produzione Tangram Teatro Torino

ALDA MERINI UNA STORIA DIVERSA

ALDA MERINI UNA STORIA DIVERSA

ALDA MERINI UNA STORIA DIVERSA

ALDA MERINI UNA STORIA DIVERSA

ALDA MERINI UNA STORIA DIVERSA

ALDA MERINI UNA STORIA DIVERSA

ALDA MERINI UNA STORIA DIVERSA

ALDA MERINI UNA STORIA DIVERSA

ALDA MERINI

ALDA MERINI

ALDA MERINI UNA STORIA DIVERSA

ALDA MERINI UNA STORIA DIVERSA

IVANA FERRI

IVANA FERRI

“E’ un po’ abusato e logoro il termine “poeta”.  Contaminato, speso male, spesso usato in modo non appropriato.
Ma a lei, ad Alda Merini piaceva tanto usarlo, ci si identificava al punto che  parlava in terza persona del poeta, un plurale maiestatis che faceva tenerezza. Sentirla parlare era un piacere e ci si accorgeva come in lei la poesia fosse non una sovrastruttura ma il suo modo di pensare e di filtrare l’esterno.
Si compiaceva di ciò, amava stupire l’interlocutore e spiazzarlo, spesso lo metteva in imbarazzo lasciando emergere la sua parte bambina.
Avvolta nelle sue grandi collane, con l’immancabile rossetto e la compagnia fedele di una sigaretta, parlava della vita, dell’amore, del manicomio con una profondità e una semplicità straordinarie.
Ci mancheranno le sue poesie  affidate senza calcolo alle grandi case editrici come al passante che gliene chiedeva una. Ci mancheranno i suoi occhi che avevano attraversato il tunnel dell’Ospedale Psichiatrico e che avevano visto l’altra faccia della nostra società “perfetta”.

Si, Alda Merini è stata una poetessa, anzi lei era la “poesia”.”

Così Ivana Ferri ricorda la poetessa milanese scomparsa nel novembre 2009, alla quale aveva dedicato uno spettacolo  alcuni anni fa “Una sottile linea d’ombra”. E in quell’occasione, la Merini, era stata ospite al Tangram Teatro dove aveva festeggiato i suoi 71 anni incontrando il pubblico e parlando a ruota libera della poesia di lei del manicomio che portava come una cicatrice indelebile sulla pelle.

 A distanza di anni e con la tenerezza di un’assenza, Ivana Ferri, ha chiamato Lucilla Giagnoni ad interpretare un percorso articolato tra le liriche ed i racconti di vita scritti da Alda Merini in epoche e situazioni diverse. Una serata per ricordare “lei” ma per richiamare anche, ancora una volta, l’attenzione su quella pagina nera che è stato il sistema manicomiale italiano fino a fine anni ’70. Una pagina nera che rischia di riaprirsi ogni volta che si dimentica ciò che è stato,  e che un falso “bisogno” di ordine e di omologazione fa riaffiorare pericolosamente nella confusa politica italiana di oggi.

 

 

Lo spettacolo

Una ricognizione poetica tra deliri, pensieri, sensazioni, fioriti in un contesto di segregazione in cui venendo meno ogni sensibilità umana, irrompe l’inferno. Nello spazio che gli uomini chiamano “malato” nulla accade che non sia apparizione, un bagliore  che si perde in una fitta nebbia di tristezza e dolore. E tutto questo straordinario bagaglio umano e poetico, prende vita sulla scena attraverso l’interpretazione di Lucilla Giagnoni.

 Ivana Ferri percorre ormai da molti anni la sottile linea d’ombra che separa normalità e follia con spettacoli di forte presa emotiva e di ferma denuncia.   

DEDICATO AD ALDA MERINI è un percorso parallelo di vita dove si incontrano e si confondono ricordi, sensazioni, speranze e dolori. Rivivono gli amori,  il terribile vuoto dell’abbandono, i figli lontani; e poi il manicomio, il farmaco, e tutto si allontana, tutto diviene senza ritorno.

E la poesia diventa forza, diventa reazione e via di fuga.

 Il flusso incessante di parole, sensazioni, speranze è contrappuntato da alcuni documenti visivi su cosa è stato in Italia il manicomio.

Questa serata è indirettamente anche un ricordo rivolto a Franco Basaglia che ai malati di mente ha restituito oltre che la vita, la dignità.

 

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